STORIE DI VITA VERA
STORIE DI VITA VERA #elaborazionelutto

»Lidia, venerdì vieni a ballare con noi?«, mi ha chiesto la nuova collega stamattina. Per un attimo che sembrava un'eternità, sono rimasta come paralizzata. Lei non sa... Non sa che un mese fa ho perso mio marito. Aveva solo 41 anni, se n'è andato in pochi mesi per un tumore al fegato. Sono rimasta da sola con la nostra piccola, che ora ha bisogno di me più che mai. Io, però, a malapena riesco a badare a me stessa. Faccio una fatica enorme a fare qualsiasi cosa. Ogni giorno mi sveglio pensando di aver sognato tutto, mi giro dall'altra parte del letto, vedo il cuscino di mio marito intatto e capisco che invece è vero, davvero non c'è più. Mi trascino a lavoro, per 8 ore indosso una maschera fatta di finta serenità e sorrisi forzati. Una volta passato il funerale, nessuno a lavoro menziona più mio marito, nessuno mi chiede come sto, nessuno mi guarda negli occhi troppo a lungo. È come se le persone avessero in qualche modo paura di me, del mio dolore. Penso che abbiano paura di toccare il mio punto dolente, per questo evitano di chiedermi qualsiasi cosa. Anzi, evitano me in generale. Oggi, quando la collega mi ha chiesto se avevo voglia di uscire, mi è crollato il mondo addosso. Mi sono resa conto che nessuno le aveva detto che ho perso da poco mio marito. Quella domanda, così spontanea, è stata come una coltellata. Lei non sa che non me la sento proprio di fare festa. Lei non sa che a casa mi aspetta una bimba che ora ha solo me. Lei non sa che fuori dall'ufficio passo le giornate a piangere. Ho balbettato qualcosa tipo »scusa non posso« e sono letteralmente scappata via. Una volta in bagno, per quei cinque minuti di pausa che potevo prendermi, sono tornata nel mio mondo di lacrime, per poi rifarmi il trucco e tornare lì, al mio posto, a ricevere i clienti con un sorriso.

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